Vittorio Maccari in arte Toscanu
Vittorio Maccari in arte Toscanu.
Il clima stralunante che non è ancora astrazione ma non è più forma, cercato evoluto anche con l’accattivante ricerca dei colori di complemento, quel senso vivo degli interventi sul tessuto espressivo, quelle improvvise illuminazioni in trasparenza, quei rigurgiti di ombre – quella vegetazione materiale, anfratti di memorie, ottenuta per sintesi del colore che sul territorio plastico esalta quasi la sua opalescenza.
Ma sarebbe riduttivo, in questa analisi pur per sommi capi, ricondurre l’operazione di Toscanu alla sola diversione emotiva del vissuto, diciamo così, ai confini, anzi nel cuore dell’informe e dell’informale.
Vi è d’altro.E’ il periodo aletterista, surreale, fors’anche metafisico, sicuramente simbologico dove il segno e il colore dell’Artista assumono un altro significante e un altro significato. Pigmento, vernice, velatura, gesto, estensione, forma cercano e creano una tensione osmotica con l’ottenimento figurale: sulla tela di Toscanu ha luogo un processo di insinuazioni, – quasi una reazione alchemica, filamentosa, ottenuta certamente per decantamento, che offrono all’opera tutto un portato poetico, si, ma di un ermetismo notevole, qusi un labirinto senza ortogonie, dal quale l’osservatore può uscirne dando alle tele una significazione attualistica, cioè di un “ paesaggio” cercato e trovato dal pittore tra i resti di segnazioni neuronali.
E’ la tentazione – posso dire antropica? – del ritorno all’assoluto naturale dei rapporti colla pittura. Un desiderio sentito da Toscanu non tanto come rigetto ancestrale delle attrazioni della forma,(dalla quale, l’Artista si libera molto presto) ma come momento nutritivo di una disciplina, quella delle emozioni visive, molto persistente cantieri dell’arte, data sotto vuoto spinto, del dipingere per dipingere. Con Toscanu, lo si voglia considerare questo un caso pittorica a sé stante o meno, ci troviamo di fronte ad un espressore di nuovi linguaggi cromatici, pigmentali e matrici, lontani dall’effimero dell’arte trovata per caso, e troppo sofferti per non essere veri.
Le velature nascondono le scansioni delle forme; la lava creativa rompe gli argini delle geometrie ortodosse, l’estensione delle mappe disegnative è interrotta da grafismi disobbligati e disobbliganti dagli oneri della prospettiva; i colori, liberati dai filamenti primordiali, si acclimatano alla temperatura espressiva della tela.
E l’orientamento storico-fattuale, – da dove viene questo artista, e soprattutto dove và – per l’osservatore diventa un optional.
Donat Conenna
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